Durante il biennio 1936 – 1937 lo scontro fra la borghesia agraria, desiderosa di incrementare i propri guadagni, e un regime che voleva una programmazione economica fondata sull’autarchia e sull’approvvigionamento a basso costo, causò un periodo di crisi.
Alla fine di questo biennio cambiò anche il ruolo che fino a quel momento aveva ricoperto l’Ente Risi.
Infatti non difese più il produttore, e si occupò solamente di controllare politicamente il prezzo. Inoltre, con l’ammasso obbligatorio si ebbe una svolta autoritaria nella regolamentazione del mercato.
Nel 1940 fu poi sancito il conferimento obbligatorio del riso, e l’Ente finì per assumere il monopolio del mercato risicolo.
I produttori dovevano custodire in cascina il prodotto, questo fece risparmiare loro le spese di trasporto ed evitò anche un aggravio del prezzo di vendita.
La Coltivazione del riso tra il 1921 ed il 1945. Gli obblighi dei coltivatori
- Ogni anno entro il 30 luglio dovevano segnalare all’Ente la superficie coltivata a riso, specificando le varietà seminate e distinguendo le semine dirette dai trapianti.
- Entro il 10 novembre dovevano dichiarare la quantità prodotta.
- Pagare i diritti di contratto prima di qualsiasi lavorazione o utilizzo del risone.
- Denunciare entro tre giorni ogni contratto di vendita.
- Giustificare ogni trasporto di risone con un apposito documento.
Tutti gli altri operatori ( commercianti, industriali ecc.) devono pagare i diritti di contratto tenendo registro di carico e scarico.
Dovevano inoltre appuntare tutti i movimenti effettuati nel magazzino, dandone comunicazione settimanale all’Ente.
Il servizio di controllo frodi inizialmente gestito dall’Ente, dalla fine del 1933 fu affidato alla Guardia di Finanza.